Lo skipper britannico Phil Sharp ha di recente presentato il suo nuovo Imoca “OceansLab”, la prima barca a vela da regata che integra un sistema di energia elettrica a idrogeno. E con questa tecnologia “green” parteciperà al Vendée Globe 2024.
Nel futuro della mobilità nautica quella dell’idrogeno è una scommessa ancora aperta. E come accade per tutte le novità, vive di grandi slanci, qualche delusione e progetti comunque interessanti. L’ultimo di questi è il nuovo Imoca “OceansLab” a zero emissioni e alimentato a idrogeno presentato recentemente dallo skipper britannico Phil Sharp. L’avveniristica barca sarà varata nella prossima estate e prenderà parte alle Imoca Globe Series, a partire dalla Transat Jacques Vabre in autunno, seguita da una regata di qualificazione in vista della competizione più attesa: il Vendée Globe 2024.
L’obiettivo per Sharp e il nuovo monotipo è proprio quello di dimostrare quanto le applicazioni delle nuove tecnologie “green” in ambito nautico possano trovare nelle regate oceaniche un laboratorio di sviluppo e una vetrina strategica per poi, chissà, essere declinate in futuro anche nel mondo crociera.
Alimentazione a idrogeno, la scommessa di Phil Sharp
L’Imoca di Phil Sharp è progettato dallo studio francese di progettazione di barche a vela Manuard ed è attualmente in costruzione presso Black Pepper Yachts a Nantes, in Francia. Il cantiere afferma che la costruzione utilizza stampi esistenti che sono stati riciclati e rielaborati. Ma il vero punto di forza della barca sta tutto nell’alimentazione elettrica che utilizza esclusivamente le celle a combustibile a idrogeno. Tale tecnologia funziona grazie a modulo di alimentazione a idrogeno creato e sviluppato dal team di Genevos, di cui lo stesso Sharp, appassionato di innovazione nel campo delle energie rinnovabili, è co-fondatore.
“Le barche da regata della classe Imoca – afferma lo skipper francese – sono le più innovative ed estreme tra le imbarcazioni oceaniche. Sono una piattaforma ideale per presentare tecnologie pulite di vitale importanza, come le celle a combustibile a idrogeno, e per dimostrarne la durata negli ambienti oceanici più difficili”.
Una tecnologia che potrebbe rivoluzionare anche la crociera
“OceansLab” sarà dunque la prima barca da regata a integrare un sistema di energia elettrica a idrogeno, una tecnologia applicabile a una vasta gamma di imbarcazioni commerciali e da diporto. Il sistema energetico a emissioni zero dell’Imoca alimenterà tutta l’energia di bordo, oltre alla propulsione al di fuori delle regate. “Sostituire l’energia dei combustibili fossili con soluzioni di energia rinnovabile – spiega Sharp – è un importante passo avanti non solo per il nostro sport, ma per l’intero settore marittimo. In definitiva, navigo per vincere le regate, dimostrando al contempo che, utilizzando le più recenti tecnologie pulite, è possibile farlo a emissioni zero”.
Oltre alla tecnologia delle celle a combustibile a idrogeno, OceansLab dimostrerà come altre innovazioni “green” cruciali, come i materiali compositi riciclabili e il solare fotovoltaico, possano funzionare insieme per creare uno yacht davvero eco-efficiente. “Per raggiungere gli obiettivi in materia di cambiamenti climatici conclude il navigatore francese – dobbiamo iniziare a sviluppare imbarcazioni a emissioni zero in tutto il settore marittimo, oggi stesso. Questa campagna sarà un importante punto di riferimento per dimostrare che esistono soluzioni pratiche a idrogeno pronte per essere adottate su larga scala”.
3 commenti su “Ecco come funziona la prima barca a vela a idrogeno”
Genevos è già sul mercato per le navi di cabotaggio. In Italia, la start io universitaria H2boat ha variato la prima barca a vela che autoproduce H2 a bordo. Ma sono le celle PEM a non avere un futuro sostenibile per i costi ed i catalizzatori. Quelle a ossidi solidi a media temperatura sono più economiche, più dense, non necessitano di catalizzatore e funzionano con qualsiasi carburante. La Delphi ha già sviluppato una APU a ossidi solidi da 5kw per i camion che riduce il consumo dell’80% e non emette fumo, NOx e particolato (la temperatura di esercizio è sufficiente alla gassificazione del carburante) e può trovare applicazione come generatore a bordo di yacht da diporto con costi sostenibili, ammortati dal risparmio di carburante, per la transizione della nautica verso un’economia del metanolo.
Parliamo correttamente di economia del metanolo in quanto serve per la sinterizzazione delle biomasse per la produzione di biopolimeri; questi poi trasformati in HFO (carburanti derivati dall’idrogeno) e materie plastiche.
Errata corrige: non hfo ma HVO 100, il biodiesel che sostituirà l’attuale diesel marino al 5% di solfuri.