Oggi sono esattamente 20 anni dalla scomparsa dell’Avvocato Gianni Agnelli, avvenuta il 24 gennaio 2003. Ricordiamo la passione per le barche e per la vela dell’Avvocato, raccontate dal suo capomarinaio e da chi lo ha conosciuto bene. I luoghi preferiti, le ricette, i suoi meravigliosi yacht, aneddoti e capricci di un uomo che amava il mare.
Gianni Agnelli, velista. In barca con l’Avvocato
Gianni Agnelli lo conoscono tutti. E’ l’uomo che ha rappresentato l’Italia meglio di qualunque altro nell’epoca moderna. Classe, stile, intraprendenza, genialità, ironia. Ma l’Avvocato aveva una grande passione oltre alla Juventus: il mare e la barca a vela. E ha trasmesso la sua passione al nipote John Elkann, armatore di quel Maserati che con Giovanni Soldini è a caccia di nuovi record velici.
Il suo capomarinaio, Alfredo Alocci, che lo ha seguito per trent’anni in un delizioso libro “In mare con l’Avvocato” e Mario Oriani, il fondatore di questo giornale che lo ha conosciuto bene, raccontano la sua passione marinara, i luoghi preferiti, le barche, i cibi.

Ecco cosa scrive Alocci: “Un grande amore quello di Gianni Agnelli per il mare. ‘Sto arrivando’, annunciava e quella macchina perfetta che erano i suoi marinai si metteva in moto, con qualsiasi tempo, a qualsiasi ora. Non appena aveva un momento libero, l’Avvocato chiamava, faceva preparare la barca e la raggiungeva per poi salpare in mare aperto, alla ricerca di acque pulite e profonde in cui nuotare. Anche se il tempo non era dei migliori. Anche se l’inverno era finito da poco. A volte da solo, altre in compagnia di ospiti più o meno illustri, a cui di tanto in tanto giocava qualche scherzo”. Ecco alcune piccole storie delle sue navigazioni, dei luoghi preferiti, delle sue barche.
Gli aneddoti di Gianni Agnelli in barca
A Corfù acciughe e champagne
Corfù, baia di Palio Castrizza. L’Avvocato sale a bordo del Boston che fa da tender al Capricia. «Aspettami qui, tra poco ritorno». Ritorna dopo un’ora, accompagnato da un gruppetto di persone; alcune signore indossano abiti molto eleganti. «Avvisa il cuoco che stasera facciamo un party. Guardate che cosa c’è di buono e poi fatemi sapere». Riferisco al cuoco, che si mostra piuttosto contrariato: non era prevista alcuna cena, la cambusa è quasi vuota.
Domanda: «Sai quanti sono?». «Non esattamente, però un bel gruppetto, a occhio e croce quelli rimasti a terra sono molti di più di quelli che sono già saliti». II cuoco, che è un napoletano, è smarrito: «Madonna, ch’agg’a fa’? Non ho nulla…». Viene a terra con me, parla con l’Avvocato. Una speranza c’è, qui abbiamo sempre trovato le aragoste. Ma l’Avvocato ha un’altra soluzione: «Quei pescatori laggiù hanno delle acciughe freschissime. Prendine in abbondanza e cucinale tutte impanate e fritte». E il cuoco rinuncia al suo proposito di preparare almeno una pasta fredda, perché qui le iniziative personali non sono mai andate di moda. Imbandisco una tavola stile self service, il cuoco frigge per un’ora, l’Avvocato ordina di servire champagne ghiacciato, le signore con gli abiti lunghi nascondono il disgusto e sono costrette a portare alla bocca i pesci con le mani. Acciughe e champagne”.
Il bagno in jeans
«Che cosa suggerisci: meglio andare verso l’Italia o verso Saint-Tropez? Ormeggiamo verso il monastero dell’isola di Saint Honorat (isole Lerins). C’è un po’ di movimento, ma non eccessivo. Gli ospiti si mettono il costume; l’Avvocato è a petto nudo ma continua ad avere indosso i jeans. Non ha con sé un costume e chiede se ne abbiamo uno. Gli offro il mio, ma non lo accetta e comunica che farà il bagno con i jeans. «Avvocato, sarà piuttosto scomodo». «Certamente non è il massimo. Ma è più economico».

GALLERY – LE BARCHE DI GIANNI AGNELLI
L’Avvocato Agnelli ha posseduto alcune delle più belle barche del mondo. Ecco la rassegna completa di quelle di maggiori dimensioni.
Ingaggio con lo Swan
Quel mattino, a Calvi, l’afa dell’estate è alleviata da un mistral fresco e teso. Con il vento che c’è, con l’Avvocato al timone, con i mugugni del comandante per la pericolosità della manovra, usciamo dal porto a vela, senza neanche accendere il motore. «Vira, orza poggia» ordina l’avvocato. Il vento tira, notiamo uno Swan uscire di gran corsa dalla rada di Calvi con tutta la velatura alzata e la prua dritta sulla nostra poppa. «Pensate che abbiano voglia di gareggiare con noi?», chiede l’Avvocato. «Se non ce l’hanno con noi, ce l’hanno col vento. Comunque la lotta è impari, siamo molto più veloci noi», risponde il comandante. L’Avvocato domanda: «Siete disposti a bagnarvi un po’?».
Ha inizio una gara al cardiopalma. Vento sempre più forte, spruzzi, adrenalina pura. Finché non sentiamo il rumore secco di uno schianto. È il fiocco dello Swan precipitato in mare. A bordo si vede una grande confusione, lo Swan trattenuto dalla grande vela non riesce a rimanere con la prua al vento, intraversato dalle onde rolla da far paura. «Avvocato, non si avvicini troppo. Questi potrebbero venirci addosso», urla il comandante. «Tranquillo, non ti preoccupare», risponde, mentre si porta sopravento per poi frenare il Capricia a pochi metri dallo Swan. «Piuttosto, chiedi se hanno bisogno di aiuto». La risposta è un gesto eloquente, un «Vaffa», insomma. Che fa tornare il sorriso all’Avvocato: «Bene. Con questo vento oggi c’è da divertirsi. Siete pronti a virare? ».

Incaglio alle Baleari
La barca a vela Extra Beat è alla fonda nella baia della Palma; sono circa le tre del pomeriggio quando scorgo l’Avvocato appoggiato al bordo dell’F100 (il suo motoscafo, ndr) con lo sguardo dritto verso di noi. Fra non molto lo avremo a bordo. Salpiamo e ci prepariamo con la randa già alzata: operazione molto semplice, soprattutto se lui non partecipa alla manovra. Il motoscafo si avvicina e in un lampo è su, con la ruota del timone in mano.
Cominciamo a veleggiare, bordeggiando nella baia, tra le barche che si trovano all’ancora. Si entusiasma a passar loro vicino sin quasi a sfiorarle. Un divertimento che dura non più di dieci minuti. Torniamo a bordeggiare vicino alla costa. Il fattore rischio aumenta di molto: il comandante gli ricorda che è il momento di allargarsi, il pescaggio della barca è di circa 6 metri, è necessaria molta attenzione. «Non ti preoccupare», risponde lui. «Queste coste le conosco a memoria, ci ho passato la mia giovinezza». Il comandante gli ricorda per l’ennesima volta di allargarsi. Ma lui continua fino a quando la barca prende un colpo sul bulbo e si incaglia.
Procediamo immediatamente alle operazioni di disincaglio, spostando il boma tutto da una parte e aggiungendo dei pesi sull’estremità in modo da sbandare la barca il più possibile. In pochi minuti la barca riprende a navigare. Il silenzio è interrotto dall’Avvocato, che vuole trovare il modo di avere ragione: «Questo è un punto dove dovevo passare senza problemi, lo conosco troppo bene. Forse ho capito che cosa è successo: hanno fatto dei lavori di restauro alla villa e hanno gettato in mare dei calcinacci. Sì, non può essere andata che così».

Così nacque Azzurra
Agnelli, con la complicità di Cino Ricci e dell’architetto Vallicelli, in una antelucana telefonata (si svegliava e svegliava sempre assai presto) con il principe Karim Aga Khan, fondatore e animatore dello Yacht Club di Porto Cervo, gli disse che era ora di tentare la grande avventura della Coppa America (siamo agli inizi degli anni ’80, ndr) consapevole della difficoltà di vincere, ma determinato a partecipare. Sua Altezza ci stava? Karim disse subito sì. E cominciò così, grazie ai due big, quella che sarebbe stata l’Operazione Azzurra.
Ad Agnelli piaceva da pazzi stare al timone e Cino Ricci, sempre ai tempi di Azzurra, lo sa bene, perché dovette tenere nascosto agli altri sponsor le scappatelle al largo di Porto Cervo con Agnelli che timonava, infrangendo il patto per il quale nessuno, che non facesse parte dell’equipaggio, poteva uscire con la barca e, men che meno, andare al timone. Ma come dire di no all’Avvocato?

Come timonava Gianni Agnelli?
All’Avvocato interessava che le sue barche fossero le più veloci di tutte (ne sa qualcosa, tra gli altri, German Frers) ma di andare lui personalmente in regata non era neppure il caso di parlarne. Le ragioni erano due o forse tre. La prima è che l’eventualità di non vincere non era contemplata dal suo codice sportivo. La seconda, che al timone ci sarebbe sicuramente stato lui. Come sempre. E quindi la sconfitta sarebbe stata comunque sua. La terza che, in realtà, quando non c’era vento, si annoiava e nelle uscite in mare era normale, anzi prevista, una sua vera e propria fuga dalla bonaccia tanto che la barca era seguita sempre da un mezzo a motore per portarlo a terra. Insomma, all’Avvocato piaceva il vento con le vele cazzate e la barca sbandata.

Così nacque lo Stealth
Il sogno dell’Avvocato era quello di battere il record della traversata atlantica, sicuro che in Oceano non gli sarebbe mancato il vento. L’Extra Beat, del 1988, era un maxi yacht di 36 metri che avrebbe dovuto filare “come un missile”. Era bellissimo, ma lui voleva di più e quindi chiese a German Frers un mezzo per andare ancora più forte e battere i record della traversata atlantica (con Extra Beat era impossibile) e gli suggerì di utilizzare la tecnologia delle barche di America’s Cup. Nacque così una barca più piccola di Extra Beat, 26 metri di lunghezza, 36 di albero, 7 di larghezza.

Costruita nel 1996, in Inghilterra, tutta in fibra di carbonio. Soltanto la coperta è rivestita di uno strato sottile di teak. La chiamò Stealth, il nome dei cacciabombardieri USA. Agnelli amava vele colorate (quelle dell’Agneta erano di un rivoluzionario ocra) in anni in cui le vele delle barche erano soltanto rigorosamente bianche. Per lo Stealth volle che tutto fosse nero, compreso lo scafo. Meno, la coperta!
Per finire… dove amava navigavare Gianni Agnelli?
Agnelli amava il Mediterraneo e aveva tanti luoghi favoriti, guarda caso tra i più belli del “Mare Nostrum”. Ecco una rassegna delle sue mete preferite.
CAP FERRAT, les Lerins, Eden Roc
A due passi dall’Italia e da Torino. Appena aveva un attimo libero usciva per fare un bagno e una veleggiata. Amava poi gettare l’ancora nel ridosso delle isole Lerins, a neppure un miglio dalla rada di Cannes. Per un pranzo dopo una nuotata si fermava all’Eden Roc, ristorante con incantevole vista, ad Antibes.
ARLES E SAINT-TROPEZ
Nel periodo d’oro di Saint Tropez, negli anni ’60/70 Agnelli era di casa e gli piaceva veleggiare nella riparata rada. Poi con il tender andava nella vicina Camargue e risaliva il fiume Rodano sino alla città romana di Arles.
CALVI E LA CORSICA
Un altra grande passione dell’Avvocato era la Corsica. Faceva base nel delizioso porto di Calvi e poi veleggiava, soprattutto quando si alzava il Mistral.
LE BALEARI, MAIORCA E FORMENTERA
Un’altra passione mediterranea erano le Baleari. Le rade favorite: a Maiorca, la grande baia, nella parte nord, di Formentor e nel lembo estremo dell’isola di Formentera, il meravigliso ancoraggio di Espalmador.
LA GRECIA E L’ISOLA DI ONASSIS
Preferiva il Mediterraneo ovest, ma quando si spingeva nello Ionio Agnelli era ospite dell’isola privata di Skorpios, allora di proprietà della famiglia Onassis.
CARAIBI, ANTIGUA
Memorabili i suoi capodanni nel paradiso della vela di Antigua.
La ricetta preferita di Gianni Agnelli in barca?
Gianni Agnelli inventava ricette da fare in barca, facendo impazzire il cuoco di bordo. Famoso questo piatto, da fare rigorosamente con quanto pescato dall’equipaggio.
Spaghetti all’Agnelli. Ricci e frutti di mare: patelle, granitole, piccole cozze, sconcigli e via dicendo con spaghetti aglio, olio e peperoncino e l’aggiunta di un bicchiere di vino bianco. Si fa scaldare il sugo a fuoco vivo e si aggiungono i frutti di mare che si apriranno con il calore. Si unisce la polpa dei ricci.